Le tappe
TENUTA EMÉRA
Nell'aria odor di mosto
Claudio Quarta Vignaiolo (la visita): biologo che ha vissuto molti anni in USA ma poi è tornato in Italia per la pensione e ha dato il via al progetto MAGISTRA VINI. La realizzazione di 12 cantine rappresentate dai 12 chicchi presenti sull’etichetta o sulle bottiglie delle tenute. Attualmente però ci sono solo tre cantine nel Sud Italia.
Lasciamo la città di Taranto e ci dirigiamo verso le campagne di Lizzano (TA) annusando l’aria che prelude all’autunno. Giungiamo alla Tenuta Eméra di Claudio Quarta, dove veniamo cordialmente accolte prima della visita (http://claudioquarta.it/). Il nome della tenuta deriva dalla dea del giorno Eméra poiché la struttura è esposta ad Est. All’ingresso alberelli di primitivo di 40 anni, un orto con erbe aromatiche ideato per non perdere la macchia mediterranea, un ampio cortile assolato che ricorda feste d’estate o di ringraziamento dopo la vendemmia. All’interno un ampio locale arredato con gusto in total white, con ampie finestre affacciate sui terreni della tenuta, ed un lungo tavolo di legno massiccio sul quale troviamo le bottiglie di tutti i vini prodotti dalle tenute di Quarta. Tra questi il MOROS della omonima cantina di Guagnano (LE), un Salice Salentino rosso riserva DOP, ed il QU.ALE Salento Rosso IGP pensato per un target più giovane. La visita prosegue nella vera e propria cantina dove siamo immediatamente inebriate dell’odor di mosto. La cantina si snoda su tre livelli ipogei ed il suo tetto è ricoperto da un prato che assicura l’isolamento termico. Visitiamo la grottaia dove i 18°C si percepiscono eccome! Le luci artificiali molto soffuse, la musica in sottofondo, un tavolo lungo di legno e le botti di rovere fanno salire la voglia di sorseggiare un buon vino! Sulle pareti scure è possibile scrivere con il gessetto…ovviamente lo facciamo, lasciando la firma del nostro VAGARI come segno speriamo indelebile!
SI BALLA...POI TUTTI A TAVOLA!
Dalla pizzica al buon vino
La tenuta ci rimanda alla vita in campagna, al sano stare insieme anche nei momenti di gioia e la sensazione aumenta nel momento in cui sentiamo note di pizzica salentina. Nell’aia una giovane danzatrice è pronta ad insegnarci i passi base di una danza che ha radici nel Salento, “lu mare, lu sole e lu vientu” fatta di ritmi e sguardi dei tarantolati. L’invito a ballare è rivolto a tutti i presenti e noi ovviamente ci buttiamo per prime nella danza.
Giunte a questo punto, come si dice in questi casi “ci si è aperto lo stomaco!”, siamo pronte per il pranzo che viene servito nella sala interna. Qui è un tripudio di cucina pugliese, quella delle nostre mamme: focaccia con origano, olive taggiasche e pomodorino, poi mozzarelle, capocollo e altri affettati locali, polpette di pane al sugo, melanzane ripiene, ma più di tutti fa da padrone il piatto denominato “fave e fogghjie” cioè purè di fave con peperoni verdi friggitelli e catalogna. Per accompagnare il tutto alterniamo nei nostri calici un “ROSE” Salento rosato Negroamaro IGT ed un “ANIMA DI CHARDONNAY” Puglia Bianco IGP. Siamo in pieno relax, l’atmosfera concilia la conversazione e vogliamo goderci a pieno la luce che attraversa le vetrate affacciate sulla tenuta. La sensazione che abbiamo è che da ogni angolo della tenuta trapeli la sensibilità e l’amore verso la nostra terra, i prodotti, le attività dell’uomo. Insomma possiamo quasi dire di sentirci in famiglia!
MANDURIA, TERRA DEL PRIMITIVO
Ritorno alle origini
Appagate ma non ancora stanche riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Manduria (TA), tappa il Cantina produttori del Vino Primitivo (a circa 25’ di strada). Lì una grande sala con ampie arcate ospita l’area show-room che non è una semplice area commerciale ma un luogo dove è possibile assaporare la storia di uno dei vitigni più noti della Puglia. Per la prima volta visitiamo il Museo della Civiltà del Vino Primitivo accompagnate da una guida. Un lungo percorso che si snoda fra attrezzi e oggetti di vario tipo legati alla vita contadina, alla coltivazione della vite e alla produzione del vino. Il primitivo è forse originario dell’Ungheria e di recente documentato sulla costa della Dalmazia e del Montenegro, fu portato probabilmente in Puglia dai profughi slavi: famoso non solo quello di Manduria ma anche il primitivo di Gioia del Colle (Bari).
Dopo la passeggiata nella storia, non possiamo andare via senza aver degustato un primitivo nella sua terra di coltivazione e così ci facciamo consigliare un “SONETTO” Primitivo di Manduria DOP Barricato. Un vino con una personalità decisa, caratterizzata in primis dai tannini e dalle note di sandalo e legno. Il souvenir questa volta è una bottiglia da portare a casa come simbolo di una giornata all’insegna dei piaceri di Puglia, cibo, vino, sole, natura.
P.S. Vi assicuriamo che quando accendiamo il motore siamo ancora sobrie :-)
Cosa ci portiamo a casa

Informazioni utili
TENUTE EMÉRA : Tenute Emèra è una delle tre cantine di Claudio Quarta Vignaiolo per cui, per avere informazioni e concordare la visita guidata in una di queste cantine, i contatti di riferimento sono i medesimi e sono i seguenti: 0832. 704398 - http://claudioquarta.it/
CONSORZIO DEL VINO PRIMITIVO: via Fabio Massimo, 19 - 74024 Manduria (TA) - Tel. 099.9735332 - http://www.cpvini.it/
MUSEO DEL VINO PRIMITIVO: http://www.museodelprimitivo.it/
MOVIMENTO TURISMO DEL VINO (PUGLIA): http://www.movimentoturismovino.it/it/puglia/

Vaghe citazioni

ODE AL VINO - Pablo Neruda
Vino color del giorno, vino color della notte, vino con piedi di porpora o sangue di topazio, vino, stellato figlio della terra, vino, liscio come una spada d’oro, morbido come un disordinato velluto, vino inchiocciolato e sospeso, amoroso, marino, non sei mai presente in una sola coppa, in un canto, in un uomo, sei corale, gregario, e, quanto meno, scambievole. A volte ti nutri di ricordi mortali, sulla tua onda andiamo di tomba in tomba, tagliapietre del sepolcro gelato, e piangiamo lacrime passeggere, ma il tuo bel vestito di primavera è diverso, il cuore monta ai rami, il vento muove il giorno, nulla rimane nella tua anima immobile. Il vino muove la primavera, cresce come una pianta di allegria, cadono muri, rocce, si chiudono gli abissi, nasce il canto. Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto con la bella che amo, disse il vecchio poeta. Che la brocca di vino al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio Amor mio, d’improvviso il tuo fianco è la curva colma della coppa il tuo petto è il grappolo, la luce dell’alcol la tua chioma, le uve i tuoi capezzoli, il tuo ombelico sigillo puro impresso sul tuo ventre di anfora, e il tuo amore la cascata di vino inestinguibile, la chiarità che cade sui miei sensi, lo splendore terrestre della vita. Ma non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei, vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori. Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino. Lo bevano; ricordino in ogni goccia d’oro o coppa di topazio o cucchiaio di porpora che l’autunno lavorò fino a riempire di vino le anfore, e impari l’uomo oscuro, nel cerimoniale del suo lavoro, e ricordare la terra e i suoi doveri, a diffondere il cantico del frutto.
(a cura di Miriam Putignano - Libreria Gilgamesh, Taranto)
